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3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

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  • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

    Per i miei calcoli mancano 4 giorni, massimo 5. Ieri sera hanno scritto che erano a 700 miglia. Se vanno a 6 nodi, mancavano 116 ore, quasi 5 giorni. Poi non so se l'ultimo tratto verrà effettuato con il rimorchiatore e se questo modificherà i tempi. Speriamo che abbiano qualcosa da raccontarci.
    Fabrizio, Roma (solo SWL portatile nei parchi, ricevitori SDR Malahit DSP2 cinese, SDR Belka, Yaesu FT817 con modulo DSP BHI)

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    • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

      I nostri naviganti sono a 300 miglia dall'Africa e continuano a trasmettere dalla nave. Questa notte erano in 40 CW e arrivavano decentemente. Se fanno 120 miglia al giorno ci vorranno meno di 3 giorni per finire la traversata. Da lì forse sapremo i veri motivi dell'abbandono.
      73 Godifredo

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      • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

        Ormai sono ad un passo da Città del Capo, 100 miglia circa domani saranno in porto, ormai da giorni, essendo così vicino alla costa ed in un mare, tranquillo e con molti natanti nei pressi, sicuramente la situazione è più tranquilla, sentendo meno il rischio che accada qualcosa di "fatale" per l'incolumità.

        Per le ragioni dell'abbandono, credo non ci sarà molto da dire, sono rimasti alcuni giorni fermi in attesa che calasse in vento per consentire il volo dell'elicottero.
        Nel mentre, durante le manovre per spostare la nave sotto vento, un motore ha avuto grossi problemi e si è deciso di lasciarlo spento, la nave ne ha 2, con un solo motore il comandante ha deciso che la cosa migliore da fare, per evitare di restarci.. in tutti i sensi, era tornare subito verso il primo porto, cioè Città del Capo.
        Non credo ci sia molto da aggiungere alla storia.

        "Come mai non sono partiti ca ZS che è più vicino ?" Perchè il Sud Africa ha leggi più severe e burocrazia peggiore per gestire lo spostamento di persone e beni, già adesso ci sono pastoie per farli volare via, infatti si stanno adoperando, da giorni, vari OM sud africani per aiutarli e farli ripartire verso casa il prima possibile ! Se questi sono i problemi ad uscire dal paese, figuratevi ad entrare.. con container di "materiale" radioamatoriale e meno.
        Inoltre, probabilmente, il capitano della nave, aveva rapporti e contratti con porti sud americani e non con il Sud Africa, cosa che sicuramente gli costerà un sacco di soldi, anche se è arrivato li solo per emergenza..

        Da dire, che anche la spedizione, l'unica solo di OM, del 1989-90, era partita dal Sud America, addirittura da Montevideo in Uruguai, una distanza ben maggiore ed una nave.. ancora più vecchia.
        Probabilmente è mancata anche un pò di buona sorte.
        DX ! What else !?

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        • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

          .. finalmente sono in dirittura d'arrivo...
          File allegati

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          • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

            Eh,finalmente la Betanzos è all'ancora a Città del Capo... lunghissimo ed infruttuoso viaggio..
            Penso che i membri del team saranno a terra, in Hotel, speriamo possano tornare a casa presto, immagino sia l'unica cosa che adesso gli interessa davvero.
            File allegati
            DX ! What else !?

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            • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

              Video eccezionale realizzato da Nodir EY8MM del viaggio che hanno effettuato, davvero molto bello, da vedere.

              https://www.youtube.com/watch?v=bSVc...&feature=share
              DX ! What else !?

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              • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

                Ralf K0IR sta pubblicando sul suo FB una sorta di racconto a puntate su quello che è successo a Bouvet.
                Ho trovato questa parte e l'ho tradotta, penso che sia molto interessante.
                Ho allegato l'originale sotto. perdonate la traduzione un pò troppo scolastica:l'ho fatta mentre lavoravo e mi ero ripromesso di sistemarla ma non ho ancora fatto in tempo...

                73
                Marco

                L’isola.

                Mentre ci avvicinavamo a Bouvet iniziammo a far pratica nella costruzione delle nostre tende e cominciammo a disporre tutti i loro componenti per lo sbarco. Erano riposti in una grande area a prua della nave. Iniziammo subito a preoccuparci dei pavimenti delle nostre tende: erano troppo pesanti ed eravamo preoccupati di come questo fatto potesse rallentare i voli degli elicotteri. Scoprimmo anche un oblò non sigillato che avrebbe potuto allagare tutta l’aerea, mettendo a rischio la nostra attrezzatura.

                La mattina del 31 gennaio avvistammo Bouvet. All’inizio era solo un’ombra indistinta immersa nella nebbia, ma mentre le ore trascorrevano la visibilità iniziò a migliorare. I venti arrivavano a 20-22 nodi e il nostro inclinometro segnava movimenti di 12-15 gradi. Iniziammo le nostre riunioni con i piloti degli elicotteri: continuavamo a ripetere loro che dovevamo capitalizzare ogni singola finestra di bel tempo, ma non ci fu nessuno sforzo da parte dell’equipaggio per preparare gli elicotteri per il volo o per spostare i gommoni Zodiac lontano dagli elicotteri, in modo che questi potessero essere preparati.

                Il giorno seguente navigammo su e giù per la costa orientale di Bouvet, facendo alcune misurazioni metereologiche e cercando un posto per l’ancoraggio. I piloti ci informarono che per poter effettuare le operazioni di volo il rollio avrebbe dovuto essere di 5 gradi o meno. Verso mezzogiorno ci fu una finestra di bel tempo ma, di nuovo, nessuno sforzo venne fatto da parte dell’equipaggio per preparare gli elicotteri. Quando chiedemmo informazioni al capo dei piloti disse che aveva avvistato una nuvola che si avvicinava da ovest: la nuvola sarebbe stata sopra di noi in circa due ore e quella era una ragione più che sufficiente per non effettuare nessuna operazione di volo. La nuvola arrivò, se ne andò e noi avevamo perso un’altra finestra di bel tempo. Gli elicotteri rimanevano coperti dai teli protettivi e gli Zodiac che li bloccavano non vennero nemmeno spostati.

                Impaziente di sbarcare almeno una parte del team, la mattina successiva ero sul ponte alle 4 del mattino: il mare era calmo ma la nave rollava ancora di 5 gradi. Rollava sempre. Il vento soffiava a 10 nodi e la visibilità era attorno alle 3-4 miglia. Ma io e l’ufficiale di guardia eravamo gli unici in giro. Nessun pilota, nessun meccanico, e nessuno che preparava gli elicotteri o spostava quei gommoni. I piloti si fecero vedere verso le 8 del mattino mentre il maltempo si avvicinava. “oh”, dissero, “ci servirà una finestra di bel tempo di almeno 24 ore per capire cosa fare”. A Bouvet una cosa del genere è molto, molto, molto rara. Li avevamo avvisati mesi prima. E un’altra potenziale finestra di bel tempo se n’era andata.

                Quella mattina uno degli ufficiali mi prese da parte: “come farete a farcela?” mi chiese. “uno di voi sembra e si muove come un ottantacinquenne!”

                Le nostre insistenze iniziarono finalmente a far muovere qualcosa al ponte di volo. Gli Zodiac vennero spostati e si vide un po’ di attività. Quello che ne seguì fu una serie incredibile di errori, con una gru malridotta che funzionava talmente male che lo sforzo venne subito interrotto. Il tempo peggiorò e ci sballottò parecchio mentre ci preparavamo ad andare a letto. Sarebbe stata una notte che non avremmo mai dimenticato.

                Verso le 23.30 ora locale io e i miei compagni di stanza ci svegliammo improvvisamente tutti assieme e tutti con lo stesso terrificante pensiero…AL FUOCO! L’odore di fumo nella nostra cabina aumentava, schizzammo fuori dalle cuccette a aprimmo la porta: il corridoio era pieno di fumo. La puzza e le nostre urla svegliarono tutti. Indossammo rapidamente l’equipaggiamento di sopravvivenza, corremmo fuori e ci contammo. C’eravamo tutti.
                Mentre pensavamo a come sarebbe finita, sui nostri volti comparvero shock e paura. Sarebbe finita in un millisecondo a causa del fuoco e dei 3000 galloni di combustibile avio? Sarebbe finita in pochi momenti per l’ipotermia, a mollo in quelle acque ghiacciate? Sarebbe finita dopo giorni alla deriva in una zattera di salvataggio senza acqua e viveri? E con quella gru non funzionante l’unico modo per mettere in acqua le scialuppe era aspettare che l’acqua arrivasse al ponte principale. In tutto questo casino l’allarme incendio della nave e i rilevatori di fumo non si attivarono mai.

                In poco tempo la fonte del problema venne identificata: un giunto flessibile tra il motore di dritta e un riduttore si era surriscaldato, molto probabilmente a causa di un cattivo allineamento. Quando il fumo si diradò tornammo alle nostre cabine: avevamo un motore solo ed eravamo a 2700 miglia da Punta Arenas. La mattina seguente la scena era surreale: l’isola Bouvet splendeva nel sole, il vento era moderato e il mare era calmo: sarebbe stata una giornata perfetta per sbarcare, ma con solo un motore funzionante il capitano dichiarò che non era sicuro proseguire. La nostra missione era abortita.

                Cominciammo il ritorno verso Punta Arenas ma con un solo motore, i venti e il mare contrario, facevamo ben pochi progressi, cosi’ virammo verso Città del Capo, che era circa 1000 miglia più vicina.

                Il capitano cercò di consolarci dicendoci che le previsioni davano tempo brutto a Bouvet per i 10 giorni successivi. Scoprimmo dopo che gli uomini alla base norvegese lasciarono Bouvet in elicottero senza nessun problema 2 giorni dopo la nostra partenza.

                Iniziammo cosi il lungo viaggio verso Città del Capo. Ma sarebbero successi altri casini.
                Stay tuned


                The Island
                As we neared Bouvet, we practiced erecting our shelters and queued their components for landing. They were stowed in a large open area of the ship’s bow. We were immediately concerned about how heavy the floors of the shelters had been constructed and how this would impact our helicopter loading. We also became very concerned when we discovered an unsealed hatch that could result in flooding of this large area. The crew immediately attended to the hatch after we pointed out the neglect.
                Early in the morning of January 31st, we saw Bouvet. At first it was a faint shadow obscured by shrouds of fog, but as hours passed visibility began to improve. The winds were peaking at 20 to 22 knots and our inclinometer indicated 12 to 15 degree rolls. As the ship’s starboard listing decreased, our rolling seemed to increase but we put that thought aside and began serious discussions with our helicopter pilots. We stressed the need to capitalize on short weather windows. There was no resultant effort to prep the helicopters or move zodiacs out of the away from the aircraft.
                The following day we navigated up and down the east coast of Bouvet, doing some soundings and identifying anchorages. Our pilots informed us that rolls of the ship had to be 5 degrees or less for them to fly. About mid-day, we had a weather window, but again there was no effort to prepare the helicopters. When confronted, the chief pilot said he saw a cloud approaching the island from the west and that it would be over us in about two hours and that was reason enough not to fly. Indeed the cloud did come, but we lost a two hour window. The helicopters remained covered and the zodiacs blocking them in place were not moved.
                Anxious to get a team ashore, I was on the bridge at 4 AM the next morning. The seas were calm but the ship was still rolling at 5 degrees, it always rolled. The winds were about 10 knots, and visibility was 3 to 4 miles. But I and the officer on watch were the only ones around. There were no pilots, no mechanic, and no one uncovering the helicopters or moving the zodiacs. The pilots showed up at about 8 AM as the weather closed in. We had lost another window. “Oh,” they said, “We really should have a 24 hour windnow to fully evaluate the island.” On Bouvet that is very, very unlikely to happen. We had told them that. Another flying window was lost.
                Also on that day, one of the officers took me aside. He said to me, “How are you going to do this? One of you looks and acts like he is 85.” Then somehow the term, “New Plan” became the buzz word and diversion. But this new plan was really no different than our original plan, to sequence our landing operations so the on-islnd infrastructure would always support the number of people ashore. Nothing changed.
                Our urging finally did stimulate some action on the helicopter deck. Some of the ship’s crew assembled to move the zodiacs. What ensued was a cluster of errors with a barely functional crane dangerously jerking and swinging so wildly that efforts were abandoned. The weather worsened and we bounced around a fair amount as we went to bed that night. It would be a night we would never forget.
                At 11:30 PM local time my roommates and I awoke suddenly, almost simultaneously, and with the same terrifying thought, FIRE! The smell of smoke in our cabin was building rapidly. We bolted from our bunks and opened our door. The hallway way was filled with smoke. The smell and our shouts awakened everyone. We hastily put on whatever clothes we could find, put on life jackets and moved quickly outside to the main deck area and counted ourselves. We were all there. Shock and fear was written on our faces as we contemplated how it would end---- in milliseconds when the 3,000 gallons of jet fuel next to us exploded, in moments of hypothermia in the frigid waters, or after days of dehydration in the lifeboat that contained no food, water, or other provisions. And, with the malfunctioning crane it seemed the only way the lifeboat could be launched would be by floating off the deck as the ship went down. Through all of this, the ship’s fire alarms never when off and the smoke detectors never sounded.
                In time the source of the smoke was identified. A flexible coupling in the shaft between the starboard engine and the gear box had overheated, most likely due to improper alignment of the two components of the drive shaft. When the smoke cleared we returned to our quarters with the ship down to one engine and 2,700 miles from Punta Arenas.
                What we awoke to the following morning was surreal. Bouvet was sparkling in the sun with the ceiling and visibility essentially unlimited and the winds light and variable. It was a perfect day for landing on Bouvet. But with only one engine functional, the captain deemed it unsafe to continue our stay at Bouvet. Our mission was aborted.
                We began our return to Punta Arenas, but with one engine running conservatively and against the winds and the sea, we made little forward progress and changed our course and turned toward Cape Town, South Africa, about 1000 miles closer. We were all disheartened. The captain tried to console us by telling us the weather at Bouvet was forecast to be bad for the next ten days. Later we would learn that the men at the Norwegian base were taken off Bouvet by helicopter without incident two days after our departure.
                So we began our voyage to Cape Town. But before we arrived there more shoes would fall. Stay tuned.

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                • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

                  Ciao Marco, grazie della segnalazione e della traduzione, davvero molto interessante !
                  Ne ero all'oscuro, non avevo Ralph tra i contatti di FB e non ho visto nessuna condivisione dei suoi scritti, vedo che per adesso queste "brucianti" dichiarazioni non hanno avuto risalto nemmeno su bollettini o siti dediti alle dxnews, chissà poi perchè.

                  Dei dubbi sulla qualità della nave ed equipaggio scelti, erano traspirati varie volte, anche da commenti su social o forum di OM che per lavoro hanno esperienze navali, sia per le manovre entro porto i primissimi giorni, sia per la scelta della rotta e della partenza dal Cile invece che dalla South Shetland, che dalla velocità tenuta durante la, tranquillissima, navigazione.

                  Anche il fatto che, 2 giorni dopo la loro partenza per il Sud Africa, gli scienziati norvegesi abbiano lasciato la loro base, tranquillamente, in elicottero verso una nave di ricerca norvegese, episodio che abbiamo commentato anche qui sopra, la dice lunga.

                  Ma sai, parlare è una cosa, fare un'altra.

                  Inoltre mesi prima della partenza, c'era stato un cambio di nave, probabilmente anche per ragioni finanziarie, non lo sappiamo con certezza, di fatto però la scelta è stata infausta.

                  Alcune di quelle cose che K0IR scrive, potrebbero essere opinabili e frutto di sue considerazioni, anche se sono convinto che sia obiettivo, ma altre direi che lasciano pochi spazi a dubbi, come l'oblò rotto, la cattiva disposizione del materiale ma soprattutto direi lo stato della gru, indispensabile se non altro per usare le scialuppe in caso di emergenza, cosa che per poco non fu necessaria !
                  Gli allarmi anti incendio non funzionanti....

                  Spero per loro che siano in grado di dimostrarlo (oggi giorno le riprese video e foto di certo non mancano...) e di ottenere una sorta di rimborso dalla società che gestisce la nave.

                  Credo che, visto il numero, abbastanza esiguo di entità dxcc in queste zone sub antartiche, e la delicatezza sia del trasporto che degli obiettivi che i radioamatori hanno, sarebbe opportuno usare sempre la solita o le solite navi ed equipaggi (non sono certo molte quelle che offrono certi servizi a privati in quelle aree...) di precedenti spedizioni, in modo da garantirsi una certa comprensione da parte dell'equipaggio, ovviamente credo che siano cose che loro sapevano bene, ma magari prima di rinunciare al viaggio in toto, hanno giocato la carta "nave diversa", pagando davvero a caro prezzo..
                  Ultima modifica di IZ5CML; 23-04-18, 17:18.
                  DX ! What else !?

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                  • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

                    Da quel che ho letto nei precedenti post della "mini serie" di Ralf la nave era appena stata "ricondizionata" passando da peschereccio d'altura a nave per ricerca e spedizioni. Pare che i lavori fossero in ritardo (ragione del ritardo di 10 giorni nella partenza da Punta Arenas)...

                    insomma, io non c'ero, ero bello al caldo sulla poltrona ad aspettarli e a quelle latitudini bisogna stare attenti...ma l'ipotesi che abbiano cannato la scelta della nave (o che la nave non abbia "rispettato i patti") prende sempre più corpo.

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                    • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

                      Originariamente inviato da IU2DXF Visualizza il messaggio
                      Da quel che ho letto nei precedenti post della "mini serie" di Ralf la nave era appena stata "ricondizionata" passando da peschereccio d'altura a nave per ricerca e spedizioni. Pare che i lavori fossero in ritardo (ragione del ritardo di 10 giorni nella partenza da Punta Arenas)...

                      insomma, io non c'ero, ero bello al caldo sulla poltrona ad aspettarli e a quelle latitudini bisogna stare attenti...ma l'ipotesi che abbiano cannato la scelta della nave (o che la nave non abbia "rispettato i patti") prende sempre più corpo.
                      Si che poi, a parte il fallimento della spedizione, la cosa che colpisce di più noi OM, ma i deficit della nave ed equipaggio sembrano essere più sulla sicurezza che sulla inadeguatezza a portarli sull'isola !
                      A pensar male si fa peccato, diceva un politico della prima repubblica, ma non sarà che il "guasto", che NON ha fatto suonare allarmi anti incendio sia stata una "liberazione" per un equipaggio che sapeva fin da subito non essere in grado di portare a termine il contratto stabilito ?
                      Ultima modifica di IZ5CML; 23-04-18, 22:10.
                      DX ! What else !?

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                      • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

                        È la stessa identica cosa che ho pensato io....

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                        • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

                          Vediamo i prossimi aggiornamenti di Ralph, speriamo che riescano a recuperare qualcosa, ma la vedo difficile, è dura dimostrare che vi fossero le condizioni, a decidere è sempre il capitano di una nave, altra cosa per i problemi di sicurezza riscontrati.
                          DX ! What else !?

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                          • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

                            Continua la saga epica di Ralf con il quarto episodio. E si capiscono molte cose...incredibile davvero.

                            73
                            Marco

                            Il viaggio verso Città del Capo

                            Lasciammo Bouvet facendo rotta su Punta Arenas. Alcuni di noi suggerirono che dirigersi verso Città del Capo sarebbe stato più sicuro, ma il comandante disse “Punta Arenas” e così fu…almeno per un pò…

                            5 Febbraio: La nave aveva un giunto flessibile di ricambio e l’equipaggio decise di sostituirlo. Quella notte il team si trovò nel mezzo di un altro casino. Ci ritrovammo ancora sul ponte buio, bagnato e spazzato dai venti con addosso l’equipaggiamento di sopravvivenza fino a che il fumo e il calore generato dal secondo giunto rotto si diradarono. Ancora una volta sui nostri volti comparvero paura e incredulità: cos’altro poteva andare storto? Cambiammo così rotta verso Città del Capo.

                            Poi arrivò il 7 Febbraio. Circa metà del team era nel salotto. Ci stavamo muovendo circa a 7-8 nodi e rollavamo di circa 10 gradi. Improvvisamente da uno zoccolino iniziò ad uscire dell’acqua nera. Ogni volta che la nave rollava l’acqua copriva il pavimento di tutta la stanza, aumentando a ogni ciclo di rollio. Il team esplose in una pletora di parolacce e poco dopo alcuni membri dell’equipaggio arrivarono con stracci e secchi, ma non riuscirono a star dietro all’acqua che entrava.
                            Il flusso arriva dall’angolo posteriore di dritta della stanza: vennero tolti i pannelli di copertura e gli isolanti, rivelando il problema: dietro al pannello c’era un tubo di 40 cm di diametro che comunicava con una cisterna aperta sul ponte: la pioggia e l’acqua di mare si erano accumulate nella cisterna, arrivando fino al tubo, e da li nel salotto. La chiusura di questo tubo era stata trascurata durante i lavori, era stato semplicemente coperto con il pannello (Ralf ha postato delle foto sul suo FB che testimoniano in modo inequivocabile questa cosa. NdM). Le riparazioni vennero effettuate, il pannello rimesso al suo posto e mettemmo tutto ad asciugare.

                            […]

                            A 200 miglia da Città del Capo vedemmo per la prima volta altri esseri umani quando due petroliere cinesi incrociarono la nostra rotta da babordo. Il mare era calmo ma continuavamo a rollare in modo sproporzionato. Decisi di chiedere lumi a un membro dell’equipaggio. “oh”, mi rispose; “quando i pesanti macchinari per il trattamento del pesce vennero rimossi, non è stato aggiunto nessun peso per compensare. Avrebbero dovuto aggiungere tonnellate di cemento per fare da zavorra”. Non posso verificare questa sua affermazione, ma certamente suona tutto molto logico e spiega perché rollavamo così tanto, anche nel porto di Città del Capo.

                            Mentre ci avvicinavamo a Città del Capo gli ufficiali comunicarono con la dogana e l’immigrazione sudafricana. Ci riportarono che avremmo dovuto mostrare i nostri passaporti e dei documenti che confermavano che avevamo un volo in uscita dal paese. Ovviamente non avevamo nulla di tutto ciò; a bordo non avevamo internet e dovemmo chiamare le rispettive compagnie aeree via telefono satellitare. Il tempo di attesa al telefono fu di circa due ore…un tempo di attesa decisamente costoso.

                            Poco dopo essere entrati in porto il 17 Febbraio notammo un ketch di 10 metri che si avvicinava. A un certo punto iniziò a trasmettere “CQ” con la sirena. A bordo c’era una colorata collezione di OM sudafricani che ci davano il benvenuto. Ci resero anche più facile la vita con la dogana.

                            Finalmente quando la nave attraccò riuscimmo a mettere online un hotspot, usare internet e stampare nostri documenti di viaggio. Ovviamente quando passammo la dogana nessuno ci chiese quei documenti.

                            19 di noi si godettero la compagnia degli OM sudafricani e il banchetto che avevano preparato per noi. Il povero Nodir dovette restare sulla Betanzos a causa di problemi col visto. Sarebbe stato poi scortato all’aeroporto dalla polizia.

                            La sera seguente, dopo 31 giorni in mare, iniziai le mie 20 ore di volo verso casa.

                            in arrivo: Epilogo


                            The Voyage to Cape Town:
                            We left Bouvet bound for Punta Arenas. Some of us suggested that going to Cape Town might be safer, but headquarters said, “Punta Arenas.” So it was, the captain set a course for Punta Arenas --- for a time.
                            February 5, 2018: The ship carried a spare flexible coupling and the crew decided to put it in place in the disabled starboard propulsion system. That night the team was involved in another cluster. We again found ourselves on the pitch black, cold, and windy deck in our lifejackets until the heat and smoke of the second failed coupling subsided. Disbelief, disgust, and distrust were written on our faces yet again. What else could go wrong? We changed course for Cape Town.
                            Then came February 7th. About half of the team was in the lounge area. We were moving at about 7 or 8 miles per hour on our single engine and rolling about 10 degrees. Suddenly dirty blackish water emerged from beneath the mopboards or trim boards covering the junction between the walls and floor. With each roll cycle water streamed across the floor to the opposite wall and back again, gaining volume with each cycle. Pent-up foul language ensued form team members. Shorty, crew members arrived with mops and buckets, but they could not keep up with the inflow.
                            The greatest volume of water seemed to be coming from the rear starboard corner of the room. Prybars were fetched and sheets of paneling were ripped off the wall, revealing the problem. Behind the paneling was an open 16-inch pipe that communicated with an open tank on the deck. Rain and sea water had collected in the tank, drained into the pipe, and then flowed into the lounge. Closing this access had been neglected. It was merely covered over with paneling. Repairs ensued, the paneling was replaced, and things dried out.
                            Some sense of ability, order, and skill came from watching the seabirds following us. These magnificent creatures were with us almost constantly while we were in the colder ocean waters. They seldom flapped a wing. Rather, they soared effortlessly and gracefully on wind currents generated by the ocean swells. They are hatched on sub-Antarctic islands, and depending on the species, their first flight will take them to sea and will last from two to three years before they return to land. During its lifetime an albatross will fly the equivalent of circumnavigating the globe 12 times and parents will fly 600 miles to find the right food for their chicks. We looked at them in awe and envy --- THEY were the ones fit for purpose.
                            Two hundred miles from Cape Town we saw the first evidence of other human beings since leaving the Straits of Magellan. Two Chinese oil tankers crossed behind us from our port side. The seas grew noticeably quieter, but we continued to roll disproportionately. I decided to ask a crew member about this. “Oh,” he replied. “When the heavy fish factory machinery was removed there was no weight added to compensate. Tons of concrete should have been added for ballast.” I cannot verify his assessment, but it certainly sounds logical and explains why we rolled so much, even in the Cape Town harbor.
                            As we neared Cape Town the ship’s officers communicated with South African Customs and Immigration. They relayed to us that we would need to show our passports and documents confirming our flights out of the country. We had not planned on being here and had no internet to go on line and obtain airline reservations and when we called the airlines on our satellite phone, the waiting time was in excess of two hours. That’s very costly waiting time. We sailed on.
                            Shortly after entering the harbor on February 17th, we noticed a 32 foot ketch bearing down on us. As it neared us it began blaring “CQ” on its horn. Aboard was an eclectic collection of hams from southern Africa who sailed out to welcome us. They even facilitated getting our clearance to cross the breakwater.
                            Finally, when the ship was moored, we were able to set up a hot spot, go online, and secure our travel documents. Of course, when we did pass through immigration, no one asked for these documents.
                            Nineteen of us enjoyed the company of the local hams and a banquet they sponsored. Poor Nodir had to remain on the Betanzos because of visa problems and our unexpected arrival. Later he would have a police escort to the airport.
                            The following evening, after 31 days at sea, I began my 20 hour flight home to Minnesota via Amsterdam.
                            Next up: Epilogue

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                            • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

                              Davvero incredibile... voglio allegare le immagini per chi magari non ha FB
                              File allegati
                              DX ! What else !?

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                              • Re: 3Y0Z Bouvet 2018, #annullata..

                                Mi pare evidente che la scelta della nave è stata a dir poco approssimativa. L'equipaggio non è stato all'altezza della difficoltà della spedizione ma è stato meglio abortire tutto per non avere ulteriori danni. Una nave che non è bene bilanciata rischia di brutto con le onde del Capo di buona speranza anche detto Capo delle tempeste
                                73 Godifredo

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                                Sto operando...
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