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7O/RA9USU. Una lunga storia (traduzione in italiano)

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  • 7O/RA9USU. Una lunga storia (traduzione in italiano)

    Riceviamo da I1HJT, che ringraziamo, e pubblichiamo molto volentieri la traduzione dell'articolo pubblicato da RA9USU relativo al suo viaggio fatto a marzo in Yemen.

    Ringraziamo Natalia per la traduzione.



    7O/RA9USU. Una lunga storia
    Autore: Dmitriy Zhikharev 7O/RA9USU
    Il modo in cui uno diventa radioamatore per ognuno è diverso. Alcuni arrivano a questo hobby attraverso i club locali di radioamatori, altri per conto proprio. In seguito ognuno scopre nel suo hobby qualcosa di unico, qualcosa di suo. Qualche volta alcuni di noi iniziano a voler di più. La natura umana ha questa caratteristica – tendenza all’autoperfezionamento. Per me la scoperta di questo genere nell’attività radio è stato DX-ing. Il suo lato più attraente: DX-pedizioni.
    La prima volta nella mia vita sono stato coinvolto in una spedizione è stato nell’ 88, quando la nostra stazione di club UA9UWM all’improvviso si è risvegliata ed è cominciata a sentirsi l’agitazione – qualcuno dei membri senior ha cominciato ad usare in continuazione la parola Spedizione. Era la spedizione UA9UZZ/RW0Y. Pur capendo poco all’epoca cosa fosse e a che cosa servisse (perché comunque le nozioni base per me erano telegrafia ad alta velocità, lavoro in diretta in determinate ore “di turno”, durante le gare ecc.) – tuttora non riesco a dimenticare i risultati di quella spedizione. Mi ricordo benissimo quel quaderno con gli appunti di collegamenti radio e le storie eclatanti raccontate dai nostri “nonni”. Io avevo 14 anni. Non vi dico che voglia avevo di fare una vera spedizione! E mi immaginavo già che al ritorno, in un lontano futuro, avrei fatto di tutto per poter condividere nello stesso modo le mie impressioni della spedizione con tutti quelli che ci avrebbero guardato sognando di farne una.
    Sette anni dopo mi è capitata una spedizione vera e propria. L’isola di Gogland - R100R, nel 1995, il giorno del centenario della radio. Certo, c’è stata anche una delusione: avendo in mano l’autorizzazione all’uso del nominativo speciale, inaspettatamente, ci siamo collegati altri radioamatori da S. Pietroburgo con lo stesso nominativo. Anche lì era in corso una conferenza e pare che il signor Lapovok (ancora non capisco perché proprio lui dovesse avesse il potere di autorizzare questo nominativo e non l’ispettorato statale per le comunicazioni) avesse dato il permesso di usare lo stesso questo nominativo agli OM di S. Pietroburgo). Ad ogni modo, ho capito tante cose sull’organizzazione di una spedizione da RA1CD ad UA1CKC. Lì ho conosciuto anche alcuni bravi giovani che mi ricordo tuttora.
    Sono passati un altro po’ di anni e adesso, non solo da partecipante ma anche da organizzatore posso condividere le mie esperienze su alcune spedizioni con chi ha ancora qualche dubbio nelle proprie forze – perché più ce ne saranno di queste spedizioni, più opportunità per realizzarsi avranno quelli di noi che sono ancora alle prime armi.
    Una delle fasi fondamentali della spedizione è la pianificazione. Spesso un errore commesso nella pianificazione può costare caro e addirittura portare al fallimento di tutta la spedizione. Uno degli step della pianificazione è l’ottenimento della licenza di lavoro dal paese dove volete andare. Cercherò di descrivere il mio ultimo viaggio in un paese che rappresenta una delle tre destinazioni più rare nella attività radioamatoriale – lo Yemen.
    L’idea di visitare un paese rarissimo e dare la possibilità ai radioamatori del Mondo di stabilire quel fatidico collegamento con “l’ultimo” paese (come anche far crescere il proprio Ego) non è nuova. E di persone che lo vorrebbero fare ce ne sono quante vuoi. Personalmente io amo le difficoltà, per la precisione, le situazioni praticamente irrisolvibili. Parlando con uno dei miei conoscenti sulla possibilità di fare la spedizione nello Yemen sono venuto a sapere che c’è un gruppo di radioamatori che ha già la licenza per questo paese, e che però dopo l’ultimo report da parte dei mass media su come stanno le cose nello Yemen ha ritenuto che l’impresa è troppo rischiosa. Ma siccome io adoro il rischio tutto questo mi ha solo spinto all’azione.
    Collegandomi con Hrane, YT1AD, gli ho chiesto che ne pensasse di un viaggio di “ricognizione” nello Yemen, e di una verifica diretta delle notizie dei mass media. Conoscendo la sua refrattarietà alla paura, non sono stato molto sorpreso di sentire che era pronto a partire anche l’indomani. Insomma, considero come inizio dei preparativi quel giorno, quando praticamente la decisione di fare il viaggio è stata presa da entrambi.
    Оh, Internet! Un pozzo senza fine di conoscenze ma anche un assassino del nostro hobby! Dopo qualche ora su internet ho trovato dei nostri compatrioti che vivono e lavorano nella capitale dello Yemen – città di Sanaa. Ho iniziato la corrispondenza con una nuova conoscenza, Yaroslav, un medico, che lavora all’ospedale della città, e da lui ho saputo tantissime info su come davvero stanno le cose nel paese. Al telefono abbiamo deciso di definire il più possibile la rotta del nostro viaggio (visto che c’eravamo diretti in un paese dove la possibilità di ottenere la licenza non supera il 0,01 percento). Dopo aver chiesto i dati per far fare il visto a Hranislav, Yaroslav ha accettato di aiutarci con l’organizzazione di tutto il tour. Purtroppo all’ultimo momento (una settimana prima della partenza) – il governo dello Yemen ha revocato l’emissione dei visti all’ingresso dell’aeroporto per i cittadini di tutti i paesi, il che significava che anch’io dovevo richiedere il visto all’ambasciata dello Yemen a Mosca. I miei tentativi di trovare il numero di telefono dell’ambasciata sono terminati solo con l’aiuto di Google Maps – l’unica fonte che dava i numeri giusti. In quel momento non sapevo ancora del "regalo" che mi aspettava. Se non fosse stato per Yaroslav, che nella conversazione mi ha informato che per ottenere il visto avrei dovuto presentare il certificato di assenza di infezioni veneree, AIDS ed epatiti В, С, chissà dove mi avrebbero mandato quelli dell’ambasciata il giorno in cui avrei presentato i documenti. Ho avvisato anche Hranislav di che cosa lo avrebbe aspettato, ho fatto in un giorno tutti i certificati necessari e portato la mattina seguente tutti i documenti all’ambasciata. Un giorno prima di partire abbiamo ottenuto i visti.
    Il nostro arrivo era pianificato per il 5 di febbraio (giovedì e venerdì sono giorni festivi ufficiali nello Yemen) alle 3 del mattino. Per la mattina del sabato (il primo giorno lavorativo) avevamo programmato la visita al Ministero delle Telecomunicazioni e Tecnologie Informatiche dello Yemen per fare la richiesta di rilascio della licenza. Se fossimo stati respinti, avremmo avuto un piano B che prevedeva la richiesta della licenza ad Aden (la ex capitale dello Yemen del Sud – che è famosa per la sua benevolenza verso i radioamatori e una volta aveva già emesso la licenza ad un gruppo di radioamatori tedeschi). Dopodichè ci saremmo concessi un giorno di riposo in riva al Mar Rosso (Hoha), per la precisione non un giorno ma una sera, con il successivo arrivo a Saana e partenza notturna dal paese.
    Abbiamo trascorso il primo giorno ammirando l’architettura della città vecchia, dove risiedevamo proprio in centro, a Burj Al Salam, e osservando il tetto dell’albergo dove abbiamo adocchiato un posto per le antenne. E’ arrivato Yaroslav e abbiamo fatto un giro della città. Abbiamo scoperto che tutta la città di Saana si trova nella bassa, circondata dalle montagne, ed era interessante vedere quanto basse fossero tutte le costruzioni in confronto alle cime dei monti. A proposito, su ogni cima c’era una postazione del Ministero della difesa dello Yemen, su molte delle quali si vedevano dei ponti radio. Abbiamo preso nota di tutti i palazzi alti liberi, e dopo aver cenato, siamo tornati all’albergo. In albergo c’era la connessione internet wireless e abbiamo cominciato a prepararci all’incontro col Ministero.
    Dopo un colloquio con il capo del Dipartimento assegnazione frequenze radio abbiamo fissato un incontro con il Ministro delle telecomunicazioni e tecnologie informatiche dello Yemen per il giorno dopo. Come eravamo agitati! Il capo del dipartimento era un uomo simpatico, sembrava essere informato circa l’attività radioamatoriale e parlava russo; non vedevamo l’ora di incontrare il ministro ed eravamo ansiosi di vedere la sua reazione. Al telefono alle cinque del pomeriggio abbiamo confermato l’incontro. Durante l’attesa ognuno si occupava di affari propri. Io ascoltavo la diretta. Nella nostra presentazione prima Hranislav mi ha ricordato che il radioantismo no ha vincoli di religione, sesso, business e politica. Figurarsi... avreste dovuto ascoltare 80 e 40 metri la sera, sintonizzandovi su un "gruppo" di radioamatori dalla Russia e Ucraina. Che vergogna. Alcuni si mettevamo d’accordo sulla manutenzione del sistema d’allarme in loco perché un installatore aveva fatto dei danni, altri discutevano sulla chiusura di una fabbrica nella città e su tutto quello che pensavano a proposito del governo del paese. Abbiamo disimparato ad apprezzare quello che un tempo trovavamo di prezioso nelle associazioni radioamatoriali e abbiamo dimenticato che i radioamatori sono prima di tutto i Patrioti del proprio paese. Siamo noi stessi a trasformare le onde radio nella spazzatura. Con questi pensieri mi addormento.
    Deve essere accaduto qualcosa. Come se dopo di noi qualcuno fosse andato al Ministero e avesse rovinato tutto. Le persone amichevoli e positive il giorno prima, all’improvviso erano diventate ostili e hanno cancellato l’incontro. E più di una volta parlavano della minaccia alla sicurezza dello Yemen e del divieto all’uso di frequenze HF nel paese. Hanno menzionato che c’erano più di cento richieste come la nostra in attesa sul tavolo del Ministro. Nel corso della conversazione venivamo a conoscenza dei dettagli. Spero che nel futuro possano essere utili per ottenere la licenza. Hranislav era sconcertato ma non ci siamo disperati del tutto. Abbiamo cominciato a prepararci per il viaggio ad Aden. La strada è dura e passa per le montagne per cui abbiamo deciso di fare una bella dormita. Ascolto di nuovo la diretta. Ho optato per reminiscenze dal passato - SWL (per cui non vi sorprendete se riceverete un QSL da 7O/il mio call).
    Per far dormire sonni tranquilli alle nostre mogli, ho deciso di installare sulla macchina con cui saremmo andati il sistema di tracking satellitare CityPoint. L’autista era visibilmente turbato quando gli ho fatto vedere dal mio telefonino la nostra posizione, e quando gli ho spiegato il principio di funzionamento dell’aggeggio collegato all’accendisigari dell’automobile. Comunque era sveglio e gli abbiamo affidato la macchina. E vi dirò che la professionalità dell’autista era al elevata. Dopo esser passati per una serpentina di strade montagnose (spesso senza alcun guardrail) con tanto di acquazzone e nebbia, finalmente alla sera siamo giunti ad Aden. Ci siamo fermati all’ex Sheraton (adesso Golden Mohur) – e ci siamo messi a pianificare l’incontro con la rappresentanza del ministero per il giorno dopo.
    Dopo una bella dormita al mattino abbiamo camminato per le vie di Aden, dove si notava l’influenza della corona britannica. Generalmente parlando, la parte sud dello Yemen appare molto più europeizzata, e molto più adatta al turismo e alle vacanze. Da qui alla perla dello Yemen – l’isola Socotra – ci sono 430 km. Facciamo conoscenza di tutti i collaboratori del reparto ministeriale locale, e di nuovo, incontriamo comprensione e ascoltiamo la spiegazione della procedura per ottenere la licenza. Va bene, andiamo avanti. Poi saluti, inshalla, e gli auguri che la situazione migliori al più presto. La sera abbiamo deciso di fare una bella cena. Il pesce appena pescato, cucinato dalle mani di un abile cuoco del ristorantino in riva al mare può non sembrare un piatto di alta cucina ma è decisamente buono! Poi albergo, ascolto della radio, riposo. Viene proprio voglia di chiamare i vecchi amici che sento sugli auricolari.
    Il giorno dopo abbiamo attraversato qualche centinaia di chilometri di spiaggia vergine! Tutta la linea costiera dell’Oceano Indiano (il golfo di Aden) e del Mar Rosso. Dopo aver pranzato nel punto più vicino all’Africa (da lì, dicono, si vedono Gibuti ed Eritrea quando fa bel tempo), proseguiamo per Hohi – non ho capito se è una città o un villaggio. Dappertutto incontriamo i cosiddetti "nomad people" (i nomadi), che si rallegrano di vedere una macchina passare e cercano di venderci miele o frutta. A proposito, quando vi capita di incontrare per strada delle persone con la guancia “gonfia” (99 percento sono uomini) – non è una malattia. Stanno masticando Qat. Dicono che ha un effetto tranquillizzante (anche se in tutto il mondo viene considerato una droga). E’ caratteristica anche un’altra scena che ho visto una volta con stupore sul marciapiede: c’era un motociclista che è passato sopra il piede di un pedone, al che il pedone ha leggermente spostato la moto dal proprio piede senza dire niente (!), ha sorriso (!!!), ha estratto il piede e ha continuato a camminare! Ho avuto i brividi e un attacco di risa nell’immaginare cos’avrei fatto io al suo posto in una situazione del genere.
    Poi, dopo un bagno di un paio d’ore e una cena spaziale a base di pesce, siamo di nuovo andati a letto per riposarci prima del lungo viaggio. Il generatore che alimenta la Hohu è in funzione dalle 6 di sera alle 7 del mattino, e come la gente riesca a sopravvivere al calore di 40 gradi di giorno, non riesco neanche ad immaginarlo. Dopo aver raffreddato la stanza con il condizionatore e visto tutti i film sul netbook (internet c’è solo in dial-up), ci addormentiamo. La metà della strada passa in pianura lungo il mare, l’altra metà per le montagne. La cima più alta che vediamo è 3,620 m. Lassù c’è una postazione radar. Che bellezza! Intorno sui versanti ci sono piantagioni. Quanto lavoro ci vuole per trasformare questi pendii sassosi in scalate di aiuole di piantagioni in fiore! La monumentalità non è solo nella spaziosità delle piantagioni, ma anche nei castelli costruiti sulle cime delle montagne, dove l’unico accesso è quello pedonale. Avete mai visto palazzi di 7 piani vecchi 700 anni? Nello Yemen si trovano i primi palazzi a più piani del mondo. Dopo il check-in in albergo ascolto di nuovo la radio fino a mezzanotte. Presto si parte.
    Dopo il rientro a casa senza problemi, di nuovo ricadiamo nella vita di tutti i giorni. La festa per l’anima e le avventure sono finite. Sono rimaste tante impressioni positive del paese e dei suoi abitanti. Il mio consiglio a tutti coloro che bramano impressioni e sensazioni uniche è: osate! Lo Yemen e Socotra aspettano proprio voi per una vera vacanza ecologica! Per tutte le domande organizzative relative al vostro viaggio potete contattarmi. Con questo la storia della nostra spedizione non finisce, chissà, inshalla ci incontreremo tra poco, ma stavolta in diretta dallo Yemen!
    p.s. Ringrazio la compagna della mia vita per la comprensione verso il mio hobby e le chiedo perdono per tutte le dure prove che esso le causa.
    p.p.s Dal 16 al 21 aprile abbiamo visitato anche l’Eritrea, le città di Asmara e Masava. E3/RA9USU

  • #2
    Re: 7O/RA9USU. Una lunga storia (traduzione in italiano)

    Se neanche i russi gliela fanno la storia diventa triste...

    Paolo I4EWH
    http://i4ewh.altervista.org

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    • #3
      Re: 7O/RA9USU. Una lunga storia (traduzione in italiano)

      "Pur capendo poco all’epoca cosa fosse e a che cosa servisse (perché comunque le nozioni base per me erano telegrafia ad alta velocità, lavoro in diretta in determinate ore “di turno”, durante le gare ecc.)"

      Non voglio dissacrare come al solito, ma mi sembra che oggi sia l'esatto contrario: prima si sa cos'è una DXpedition e si ci preoccupa di contattarla chiamando ISO, poi viene il resto.

      "In diretta" o "la diretta" viene erroneamente tradotto, a mio avviso, nel testo. Va letto come "on the air", quindi in radio. Work on the air, usare la radio, è stato tradotto troppo alla lettera. Questo non per fare le pulci al traduttore ma per dare magari una conferma a chi è indeciso sull'interpretazione e non conosce il modo di pensare dei traduttori automatici.

      Per il resto, bellissimo racconto.

      Paolo, forse i russi non ce la faranno, ma almeno c'hanno provato Onore al merito e speriamo di ricevere almeno una QSL di SWL da 7O/RA9USU.

      God bless,
      IZ0IEN
      Cris IZ0IEN
      http://www.technecom.it
      Founder of FOC - Frigo Operators Club
      Member of SOC #990 - Second Operator Class
      Orgoglioso cultore del CW a correzione d'errore.

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      • #4
        Re: 7O/RA9USU. Una lunga storia (traduzione in italiano)

        E' vero, ci hanno provato, e hanno rischiato del loro. Dopotutto parlando di Yemen la parola "rischio" non ha lo stesso valore che in Italia...

        Paolo I4EWH
        http://i4ewh.altervista.org

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        • #5
          Re: 7O/RA9USU. Una lunga storia (traduzione in italiano)

          Una replica per IZ0IEM.

          Caro Cristiano,
          la traduzione è stata fatta da una signora di madre lingua russa che non avendo conoscenza del nostro mondo radioamatoriale non ha potuto cogliere le sottigliezze della nostra "arte". Ho riveduto io stesso il testo prima di mandarlo all'admin ma qualche dettaglio può essermi sfuggito.
          Sul fatto di andare in aria (traduzione di "in diretta") ho liberamente interpretato ascoltare la radio o la tv, dal momento che dallo Yemen, nel senso che noi attribuiamo a queste parole, di andare in aria non se ne parla proprio.

          Però fammi aggiungere una nota polemica, se hai così buona conoscenza della lingua russa da permetterti di fare le pulci alla traduzione, perchè non ne hai fatta una tu?

          Cordialmente,

          Alfeo I1HJT

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          • #6
            Re: 7O/RA9USU. Una lunga storia (traduzione in italiano)

            Originariamente inviato da i1hjt Visualizza il messaggio
            Una replica per IZ0IEM.

            Però fammi aggiungere una nota polemica, se hai così buona conoscenza della lingua russa da permetterti di fare le pulci alla traduzione, perchè non ne hai fatta una tu?

            Cordialmente,

            Alfeo I1HJT
            Ciao Alfeo,

            ho volutamente premesso di non voler assolutamente "fare le pulci" al traduttore. La nota l'ho aggiunta visto che due colleghi locali non iscritti a questo forum mi hanno fatto in due momenti diversi la stessa domanda e ho pensato che magari potesse essere utile a qualcuno chiarire cosa significava "ascoltare la diretta". Per inciso (ho riletto per esserne certo) non è scritto come tu dici di aver liberamente interpretato "ascoltare la radio"... se era cosi non c'era nessun problema. E' scritto proprio "ascoltare la diretta", e uno dei due colleghi mi chiedeva quale fosse questa "frequenza diretta" in uso in Yemen che RA9USU stava ascoltando visto che appunto come puntualizzi tu , in 7O se trasmetti anche con un walkie talkie prima ti sparano e poi ti chiedono chi sei.

            Per il resto, non conosco la lingua russa, e non ho fatto la traduzione originale perchè non ho l'originale, semplice Ma ora mi hai messo la curiosità e vedrò di rimediarlo, per fortuna non mi spaventa nulla.

            Saluti e scusami se il mio post può esserti sembrato accusatorio/rimbrottativo/saputello eccetera eccetera.

            73,
            IZ0IEN
            Ultima modifica di IZ0IEN; 08-06-10, 19:03.
            Cris IZ0IEN
            http://www.technecom.it
            Founder of FOC - Frigo Operators Club
            Member of SOC #990 - Second Operator Class
            Orgoglioso cultore del CW a correzione d'errore.

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